3io sempre l’eco più fedele di quella del pubblico. Quanto ai signori virtuosi, se se ne dorranno., a loro rimangono sempre aperte, patenti le porte dell’arrendevol Censore: il Censore universale non è un ingrato; per altra parte non mostra il grifo se non a chi gli dà ombra o sospetto. Però a evitare ogni odio, ne faremo questa volta un conto sommario. L’Ida del maestro Bornaccini fu messa dunque in iscena sabato 16 del corrente, e già fin da domenica se ne praticarono alcuni tagli maestri, onde se ne potarono arie, scene, duetti, e mi par anche terzetti. Eglino stessi s’ avvideroche ne avevamo d’avanzo, e però, per valermi d’ una figura di cucina, d’un brodo lungo lu*»go, ne han fatto una specie di purè o di ristretto, che s’acconciò anche meglio al gusto del pubblico. Le parti più lodevoli dello spartito sono senza controversia i canti a solo; la cavatina del basso,quella delle due donne, l’aria del contralto nella parte terza,diventata ora per la ragione già detta, porzion della seconda; oltre ciò il finale, che avrebbe pur d’uopo d’un maggior accordo se non d’animi, certo di voci in taluno dei clienti dell’egregio Censore ; poi un quintetto nella seconda ed un altro nella terza parte, che domenica per la detta ragion del ristretto si stemperarono in uno solo. Alla fine di questi varii luoghi il maestro, non sappiamo se