liuto da fisso lui, ohe col mezzo di parlamentario rilasciasse ordini precisi, onde cessare avessero le ostilità dai castelli, e fosse avvertito il corpo francese, che si avanzava da Peschiera in soccorso de’ suoi, che sospender aveste la marcia. Condiscendeva egli a queste nostre richieste, ma l’animo suo non poteva a meno d’essere maggiormente irritato e per i clamori degli abitanti, che ad onta d’ ogni destra misura non lasciavano di violenti elevarsi, e perchè ad ogni momento cresceva il numero de’ prigionieri di sua nazione, fatti da’ nostri, portati al di là di 500. Individui contro i quali, per vero dire, si è sfogata la giusta vendetta di tanti mesi di affanni. . Ad ogni modo entrati in discussione dell’affare coll’oggetto di tranquillare il popolo, e togliere allo stesso l’apprensione chele commesse uccisioni, sebbene provocate, spinger potessero l’animo de’ generali a qualche vendetta, abbiamo non senza molte difficoltà seco lui convenuto ; che tirar si avesse un velo sull’ occorso, riconoscendolo in colpa di fortuite circostanze per una parte e per 1’ altra, senza che portar avesse giammai la menoma alterazione alla buona armonia, che passa fra le due nazioni, ed i veneti comandanti. Che si sarebbero fatti sortire dalla città i corpi armati de’ villici che vi erano entrati, che in ricambio non sarebbero entrati nè corpi, nè truppe francesi, che si avvicinassero alle sue mura, ; che le guardie avrebbero ad essere mantenute sul piede di prima ; che la forza reciproca nella città e castelli rimarrebbe sul piede, in cui si trovava, e che in fine per palesare in faccia agli abitanti il riguardo, ed il sentimento, che ad essi professava, come che al governo, ed ai suoi comandanti, avrebbe fatta, e stampata una proclamazione, che pur da noi si sarebbe viceversa distesa per contenere gli abitanti nella moderazione prescritta dalle pubbliche massime, e che quanto al disarmo de’ villici, ch’egli aveva messo a campo, questo punto riservato essendo a trattarsi diretta-mente tra Vostre Eccellenze, è il generai Bonaparte, cadeva perciò sn di esso ogni modo ad ulterior riflesso. Così convenuto, ed approvato da’ sindici, dal provveditor Giullari, e altre nobili figure (non però dall’altro provveditor Francesco Emilii, che avrebbe bramato cacciati i francesi- da’ castelli) e da noi, e da esso lui sottoscritto, rientrato egli alle ore 5 con scorta di nazionali, e civica nel castello, doveva rispedircelo ratificato dal generai Balland assieme al proclama col mezzo dell’ uffiziale, che scortato lo aveva ; ma lungi dal veder soddisfatti i nostri voti, ci vidimo in vece una carta in quattro articoli, colla quale escludendo quella, con-