150 sangue, offeri vagli di buon grado il proprio ad espiare le colpe supposte del suo Governo fino all’ ultima stilla, purché restasse salva ed incolume 1’ adorata sua patria. Rimaneva attonito Bonaparte all’ insolita fierezza, e lodato il Giustinian col' dirgli eh’ era buon cittadino, e che in premio della suà lealtà avrebbe salvi i suoi beni nella distrazione generale, che pensava di fare di quelli degli altri nobili, il Griustinian medesimo sdegnosamente rispondeva : non essere così vile da pensare alla propria salvezza in mezzo al sagrifizio della sua patria. Risposta degna d’ un antico romano, e che tanto più destar deve la nostra ammirazione, in mezzo all’ abbiezione de" tempi, e della Repubblioa veneta in particolare. Nella quale infatti pareva si temesse fosse per mancare il tempo ad avvilirsi abbastanza. Il Giustinian mancante d’ogni mezzo di comunicazione, avea creduto-necessario di trasferirsi in persona ad informare il governo del colloquio avuto con Bonaparte, quando giunto a Mar-ghera lo trovò di nuovo colà ; che invece d’ andare, come avea fatto credere, a Mantova, avealo preceduto al margine della laguna. Vi scontrò altresì i due deputati Francesco Donà e Leonardo Giustinian, apportatori della deliberazione del Maggior Consiglio del primo maggio, e dai quali riseppe che conchiuso aveano un armistizio di quattro giorni, della qual cosa rimase sbalordito, ignaro com’ era che neppure fosse stata intimata la guerra. Voleva tornarsene a Treviso, ma stimando i deputati necessaria la sua personale attestazione dei fatti, vollero ohe li accompagnasse a Venezia. Fu convocata per la sera la Conferenza. Cominciò questa dalla lettura della relazione dei deputati e del Giustinian, poi di un memoriale poche ore prima presentato dal Villetard secretarlo del ministro di