154 tato di trattare, non di cedere tutto vilmente, in prova di che avea riserbato a sè la facoltà di ratificare qualunque fosse la convenzione. Ma i più, aggirati dalle parole del Donà, che fece apparire esser abbastanza tutelati i diritti della sovranità e la siourezza quando al comandante e al proveditore alle Lagune e ai. Lidi fosse imposto, che nel caso dell’ ingresso di legni francesi, non ostante tutte le rappresentanze e ragioni esposte per farneli desistere, dovesse so-¡yravegliar li, e temendo di avvolgere per un fatto unico e forse insignificante la Repubblica in una guerra sterminatrice, si lasciarono indurre a segnare 1’ umiliante decreto. Mentre ciò succedeva in Venezia, scriveva l’ambasciatore Grimani da Vienna il primo di maggio : non essergli per anco riuscito di penetrare, il secreto del trattato di Leoben, per quanto ei vi si fosse per molte vie adoperato, ma ben avea conosciuto che 1’ ambasciatore di Napoli, sulle notizie avute da Bonaparte, avea dipinto sotto falso aspetto il movimento insurrezionale de’ sudditi veneti ingenerando nel ministro d’ Austria una sfavorevole prevenzione, eh’ egli Grimani avea creduto suo dovere di rettificare colla sposizione veridica dei fatti ; il freddo contegno però di quel ministro e certe ambigue parole àveano in lui dato motivo al sospetto d’ una intelligenza fra Bonaparte e l’Austria circa al Veneto, sospetto che ancora rifuggiva di pienamente accogliere, non potendo darsi a credere tanta slealtà dopo le reiterate dichiarazioni di S. M. Imperiale e del medesimo ministro (1). Scrivendo però segretamente agli Inquisitori partecipava che l’ambasciatore di Napoli s’era espresso de’ Francesi: « So (1) Raccolta, 246, Mem. al Bar. di Thugut.