74 della guerra pensato se non alla capitale, non aver offerto nè offrire protezione nè alle persone nè agli averi degl’ infelici abitanti della Terraferma, ai loro mali indifferente, solo cupido di esercitare su essi i suoi diritti di conquista o di usurpazione. I Francesi, indignati di tal trattamento, volerneli liberare ; rispetterebbero la religione, le persone, le proprietà, punirebbero solo gl’ insensati che spinti da quei perfidi volessero far muovere le città ed esporle a tut-tutt’ i mali della guerra. » Altra lettera scriveva al Cav. Pesaro, rimproverando il Senato di non aver accettato la mediazione francese, offertagli a Gorizia, essersi cercato un pretesto per armare i villici della montagna, il sangue francese essere stato sparso d’ ogni parte, la lettera ultimamente ricevuta aver la forma d’ una minaccia : l’aiutante di campo Junot essere stato incaricato di portare la risposta a Venezia ; sperare ancora cbe si darebbero le giuste soddisfazioni, che si accetterebbe 1’ autorità della Francia nelle cose di Brescia e Bergamo, che cesserebbero gli assassinii, che il Senato non vorrebbe obbligarlo ad una guerra, nel momento in che era in pace con tutto il Continente. Non erano ancor giunte le due lettere di Bonaparte a Venezia, che nel Senato, fatto sempre più inquieto dal contegno delle popolazioni che minacciavano di prorompere, fu proposta una nuova protesta contro il Proclama del 22 marzo attribuito al Battagia, avvertendo i sudditi a non lasciarsi sedurre da simili inganni per supporre alterate menomamente le costanti massime della Repubblica circa alla buona intelligenza e perfetta amicizia colla nazione francese (1). Questa protesta, siccome fondata sul vero, non trovò opposizione nei Senatori, e fu promulgata ; ma ben (1) Raccolta II, 104 e Delib. Sen. T. F. mil.