175 Conveniva però provedere efficacemente alla sicurezza della capitale, nè avendo voluto incaricarsene il Condul-mer, e avendo mandato il domani il proveditore alle lagune e ai lidi Giovanni Zusto la sua rinunzia, giacché col rinvio degli Schiavoni e col disarmamento veniva naturalmente a cessare il suo ufficio, deliberava la Consulta di non accettarla, e di raccomandare anzi al suo ben conosciuto patriottico zelo di continuare a provvedere con acconci mezzi alla pubblica sicurezza. Al podestà di Chiog-gia Gio. Battista Contarmi scriveva la Consulta mandasse tosto di colà alcune compagnie d’Italiani. Ma il Contarmi rispondeva : « Non ha confini il dolore che prova l’animo mio nel non poter immediatamente prestarsi al-l’esaurimento del comando contenuto nell’ inchinata sua d’ oggi, spedita per espresso alle ore 14. Lo staccare una sola pattuglia da questa città sarebbe lo stesso che segnar la sentenza di morte per il N. U. Rappresentante e per me, e la strage di tutti li benestanti. L' apparenza sola della forza è quella con cui contengo il popolo (1) ». Non c’ era tempo da perdere ; tutto era in dissoluzione ; il Comitato rivoluzionario di casa Ferratiui avea raggiunto il suo scopo. Nella stessa mattina del 12 destinata all’ ultima convocazione del Maggior Consiglio, recavasi Andrea Spada alle sette a casa di Francesco Battagia per comunicargli d’ordine del Villetard un articolo di lettera che avea ricevuto da Milano dal tesoriere Haller (eh’ erasi creduto di poter comperare col dono di sei mila zecchini) (2), nel quale dicevasi che al suo arrivo a Milano gli affari erano disperati (3), ma che s’ erano rac- (1) Delib. Doge, e Signoria. (2) Domanda di seimila zecchini che occorrono al grande affare incaricatoci, scriveva il deputato Francesco Dona da Milano il 4 maggio, e seguivane 1’ ordine di pagamento il 9, Raccolta, pag. 260. (3j Ibid., pag. 267.