157 ed Albania, di sospendese qualunque ulteriore raccolta ed inoltramenio a Venezia di Craine, ingiungendo perfino al Savio alla Scrittura di far retrocedere quelle che fossero tuttavia in viaggio (1). Nella solita Consulta che raccoglievasi nelle camere del doge venne finalmente in discussione l’arresto ostinatamente domandato da Bona-parte e dal suo ministro dei tre Inquisitori, Agostino Bar-barigo, Angelo Maria Gabriel e Catarino Corner, proponendo se si avesse a trasferirne i poteri in altri individui, perchè la Repubblica non ne soffrisse detrimento (2). Concorreva la maggior parte nel creder necessaria quella sostituzione, quando vinse il partito Dona, il quale iacea vedere che non era tanto gli uomini quanto 1’ uffizio che Bonaparte volea tolto, che i poteri del Tribunale passavano naturalmente e da sè ne’ capi del Consiglio de’ Dieci, che a tempi più quieti potrebbesi provvedere con Opportune leggi alla sicurezza dell’interno, che Venezia avea esistito lungo tempo senza Consiglio di Dieci, senza Inquisitori (3) ; laonde fu deliberato che l’indomani il doge ne proponesse al Maggior Consiglio 1’ arresto, incaricando gli Avogadori d’intraprendere rigoroso processo relativamente agli assassinii dei Francesi in Terraferma e al fatto del Lido, di cui venivano incolpati, per rimetterne poi il giudizio al Maggior Consiglio. Radunato dunque la mattina del 4 maggio, collo stesso apparato guerresco del primo, il Maggior Consiglio, si presentò nuovamente il doge col più vivo dolore e lo smarrimento dipinti sulla faccia, e prendendo a parlare, cosi ragionò : « Son a tutti note le gravissime e sempre imperanti condizion alle quali xe alligada la nostra esistenza ; il Delib. Seu. T. F. mil. 3 Maggio N. 47. (2) Memoria ee. degli ultimi otto anni, pag. 330. (3) Ibid-