37 Verona andavano a rompere contro la condizione imbarazzante in cui si trovava il Senato, il quale alle urgenti richieste del Battagia rispondeva, adducendo l’impossibilità di mandare così improvvisamente i domandati rinforzi ; man-care di danaro e di munizioni, procurasse il Battagia di raccogliere dalle Comunità e Valli più ben disposte quel maggior presidio che potesse ; tuttavia gli s’inviavano intanto quattro cannoni, che furon trovati per di più in pessimo stato (1). Ciò non ostante, tant’ era 1’ entusiasmo delle popolazioni, che come d’incanto si trovarono raccolti, al primo allarme per l’avvicinamento d’una truppa che credevasi di insorgenti, ben trenta mila uomini. Ma come pagarli ? Lacrimevole condizione sopra ogni altra a cui trovavasi ridotto lo Stato veneto ! Battagia si vide costretto a licenziarli, ritenendone soltanto tremila di stabili collo stipendio di soldi venti al giorno, se non voleva vederli abbandonare il posto a causa della somma miseria a che si trovavano ridotti, però disponendo in modo che al bisogno potessero essere di nuovo portati al numero di trentamila (2). Faceva intanto per quanto era possibile incetta d’armi (3), spingendo l’arbitrio fino a comperare duemila cinquecento fucili destinati pel proveditore delle lagune e dei lidi di Venezia, e (1) Delib. Sen. T. F. 24 marzo N. 43. (2) Anche qui la Raccolta, pag. 50, sempre ostile al Battagia lo taccia di questo licenziamento per riguardi della pubblica economia, come esso Battagia si esprime nel suo dispaccio. « Infatti, essa dice, erano inutili, trenta mila uomini ? Questo corpo d’armata non avrebbe atterrati i ribelli? Non potevano essi essere organizzati, distribuiti in corpi, reggimentati ed addestrati nelle militari evoluzioni ? » Certo si poteva, ma 1’ autore dimentica che bùognava mantenerli, che per sostenere anche i soli tremila era stato uopo ricorrere alla generosità dei cittadini, e che il Battagia chiedeva da Venezia indispensabilmente danaro. (3) Lettere Rappresentanti di Verona 27 marzo.