73 Poi riassumeva le sue lagnanze : avere un vascello veneziano assalito la fregata la Brune proteggendo invece un convoglio austriaco ; nell’ incendio della casa del console francese al Zante aver il governo veneziano veduto con piacere insultare quell’ agente della Eepubblica francese ; diecimila paesani pagati e armati dal ¡Senato aver trucidato sulla strada da Milano a Bergamo più di cinquanta francesi, piene essendo di truppe le città di Verona, Treviso, Padova ; armarsi da per tutto, carcerarsi i fautori di Francia mentr’erano accarezzati, e alla testa degli assassini gli agenti dell’imperatore; spargersi, specialmente dai predicatori, odio ai Francesi, essere questo infine uno stato di guerra che la Repubblica invano cercava mascherare disapprovando in apparenza le direzioni dei paesani. In conseguenza di ciò intimava la pronta liberazione di tutt’i detenuti prigionieri favorevoli a Francia, aver il presidio nelle città tutte di Terraferma ad esser ridotto al numero di che compo-nevasi sei mesi addietro ; disarmati fossero tutt’ i villici ; dovesse il Senato provvedere alla tranquillità nella Terraferma ; offriva la mediazione francese come avea già detto al Pesaro per le faccende di Brescia e Bergamo, che gli autori dell’ incendio della casa del Console ai Zante fossero puniti e la sua casa ripristinata a spese della Repubblica ; punito fosse egualmente il capitano che avea fatto fuoco sulla Brune, e rimborsato il valore del convoglio protetto contro i patti della neutralità. E poi volgendosi ai popoli stessi della Repubblica con apposito manifesto dato da Judenburgo (20 germinale, 9 aprile) diceva loro : « il Senato non avere fin dal principio verno, e lo si sospetta d’intelligenze contro la Repubblica francese. Questo si chiama bene avere il male, il malanno e la mala pasqua ! » Vol. X. 10