Gì dustria che vanno spesso per la città, uccellando occasioni d’esercitare il loro raestiero, eh’è far proprio quello d’altrui, s’abbattè di bel mattino nell’uscio aperto d’una casa e senza troppo pensarvi sopra, desideroso, com’ era, di ventura, vi si caccia dentro, e su per le scale. Ecco arriva in un oscuro stanzino, ma quivi colto subito da non so quale improvviso rumore, nè altro vedendo su cui stender le unghie, ghermisce le coltrici d’un letto che a caso ivi trovavasi, e fattone un fardello ne va a precipizio giù per le scale. Era già uscito, e tutto lieto insuo cuore, come colui che ornai credevasi in salvo, andava seco medesimo ruminando dove recare il bottino, quando a ritrailo da quella soavità di pensieri, e ad imparargli a far suoi fatti con maggiore cautela, una voce accusatrice esce a un tratto di mezzo alle coltrici. Il mariuolo avea rubato più di quello che aveva voluto : nella furia della rapina e nel barlume di quella stanza, non erasi accorto che sul letto dormiva un bambino, che ravvolse senza sapere ne’panni, e che in quella appunto erasi risentito. Spaventato a quel subito suono, e vedendosene già la galera dinanzi, non ebbe altro spediente che gittar per terra le coltrici e darsi a gambe. Il bambino fu indi raccolto dalle pietose genti, che poca briga non ebbero a trovare i geuitori dell’ infelice crea-