18 a Bonaparte. Prima di partire, il Pesaro procacciavasi una conferenza col ministro francese e rendevano conto al Senato > il domani 16 marzo riferendo (1) : che alle sue giuste rimostranze circa alla condotta degli ufficiali francesi in quel doloroso avvenimento, e alla domanda che il fatto fosse pubblicamente disapprovato, e si restituissero le cose allo stato pristino, il Lallement si era mostrato sommamente sorpreso e indignato dichiarandolo per lui un mistero inesplicabile, avvenimento del tutto contrario alle massime del suo governo e alle istruzioni anche recentemente ricevute ; che a principio avea tenuto l’occorso per effetto d’ un moto spontaneo del popolo allettato dal prossimo esempio dei Milanesi, ma ora sentendo della parte che vi aveano avuto i Francesi non poteva attribuire l’avvenimento se non a qualche ragione particolare di disgusto tra questi e i pubblici rappresentanti veneti, che ad ogni modo non lascerebbe dal canto suo esporre la cosa nel suo vero lume al Direttorio e a Bonaparte, e di appoggiare vivamente le ragioni della Repubblica, ripromettendosi molto di bene dalla deputazione che di esso Pesaro e del Corner aveva il Senato destinato al generalissimo. Prometteva in pari tempo che relativamente agli armatori che correvano l’Adriatico, sarebbero, giusta le richieste della Repubblica, date regolari patenti a quelli che il governo francese riconosceva come tali, a distinzione dei ladri e le cose al loro intento si dirigono colla possibile malafede. VV. EE. mi permettano un’ essenziale osservazione, cioè che questo governo non ha danaro da mandare in Italia, mentre è imbarazzato a somministrar 1’ occorrente per muovere le truppe sul Reno e cominciar la campagna, per conseguenza tutto si farà lecito di tentar il generai Bonaparte per ritrovar mezzi di far sussister 1’ armata d’Italia, e per conseguire un tal oggetto qualunque pretesto, per chi non si lascia imponer da alcun riguardo, è permesso. Carte Inquisitori di Stato. (1) Raccolta cronol., II, 17.