250 mento di due schiere di militi, e a tamburo battente, alla Piazza dei signori (1), ov’ erano attese dà tutta la milizia veneta, che ancora vi si trovava. Presentate al sergente generale Antonio Stratico, questi tenne un affettuoso discorso sul doloroso motivo che quel giorno li convocava, e consegnandole a colonnelli l’uno italiano, l’altro Dalmata, furono portate in processione lungo la via Longa, tra il fragore dell’ artiglieria, fino alla cattedrale, e deposte sull’ aitar maggiore. Dopo il Te Deuni e la orazione pel nuovo imperatore, lo Stratico, avanzatosi all’ altare, baciava con fervore quelle bandiere lagrimando di commozione, e 1’ esempio era seguito dagli altri ufficiali dalmati e italiani, e da numero immenso di popolo, tanto che esse n’ erano veramente bagnate, esempio non che mirabile, unico di affettuosa sudditanza. Nè da diversi sentimenti era animato il popolo di Pe-rasto, altra terra di Dalmazia, il quale volle dare onorevole sepoltura al veneto vessillo sotto all’ altare della sua Chiesa. Orava il capo di quella Comunità, e spiegava le condizioni dell’ animo suo con parole tanto semplici e commoventi, che qualunque alterazione o riduzione sarebbe per noi quasi un sacrilegio. Diceva adunque : « In sto amaro momento, in sto ultimo sfogo de amor, de fede al Veneto Serenissimo Dominio, el Gonfalon della Serenissima Repubblica, ne sia de conforto, o cittadini, che la nostra condotta passada, che quella de sti ultimi tempi rende più giusto sto atto fatai, ma virtuoso, ma doveroso per nu. Savarà da nu i vostri fioi, e la storia del zorno farà saver a tutta 1’ Europa, che Perasto ha degnamente sostenudo fino all’ ultimo l’onor del Veneto Conti) Informazioni del Ferrari Cupilli, dalle memorie d’ un vecchio contemporaneo. Dandolo Ultimi cinquanV anni, T. I, pag. 226.