271 Queste erano le parole, ma altro suonavano i fatti: e qualche voce di segreti maneggi coll’ Austria per la cessione del Veneto cominciava già a trapelare. E già fino dal 22 giugno il cittadino Dumolard avea parlato nel direttorio di Francia contro la politica del Bonaparte. « Le nostre truppe, sciamava, sono nella città capitale de’ Veneziani, la loro marina è in nostro potere, il più a-ntico governo dell’ Europa è distrutto, per riapparire ad un batter d’occhio sotto le forme democratiche, i nostri soldati sfidano le onde dell’Adriatico e sono traportati a Corfù per compire la nuova rivoluzione .... Non siamo dunque noi più quel gran popolo, che ha promulgato come principio, ed ha sostenuto per la forza delle armi, non ispettare sotto alcun pretesto ad alcuna potenza straniera l’immischiarsi nella forma di governo di un altro Stato ? Oltraggiati dai Veneziaui, dovevamo torse dichiarare la guerra alle loro istituzioni politiche ? Vincitori e conquistatori, spettava torse a noi prendere una parte attiva alla loro rivoluzione, che si volle far apparire inopinata? Non mi farò ora a ricercare qual sorte intendasi riserbare a Venezia e soprattutto alle sue provincie di Terraferma ; non esaminerò se l’invasione di quelle, premeditata forse, prima ancora che scoppiassero quegli atti che ne fornirono il motivo, sia destinata a porgere degno riscontro alla divisione della Polonia (1). » Non ci voleva di più perchè il Bonaparte, nelle agitazioni dei partiti che allora minacciavano di nuovo sconvolgimento la Francia, si mettesse pienamente dal lato del Direttorio, e l’assicurasse dell’ appoggio di tutta la sua forza armata per sostenere la Repubblica contro tutt’ i tentativi regii. Questa dichiarazione, a cui fece plauso Te- li) Thiers, L. XXXVI.