96 vedendo dall’ altro possibiltà alcuna di calmare quei giovani ardenti che s’ erano lasciati andare fino all’arbitrio di chiamare gli Austriaci in loro soccorso, decisero di partirsi di Verona (1). e ritiratisi a Vicenza di colà scrivevano al Senato informandolo di tutti gli occorsi accidenti, e implorando la sua indulgenza se migliore spediente non aveano saputo trovare per salvare i riguardi politici del governo, che quello di allontanarsi (2). Allora la città, abbandonata a sè stessa, trascendeva. I preti rappresentavano la causa dello Stato unita a quella della religione; un frate cappuccino predicava al popolo in sulla piazza, esaltando gli animi a sostenere la nazionale indipendenza col ricordare le geste degli antichi Romani e degl’italiani del medio evo, col dipingere al vivo gli orrori che accompagnarono in ogni tempo il predominio dei Barbari in Italia, col ricordare specialmente quelli che presentemente i Francesi commettevano : sorgessero dunque, diceva, e nella bene incominciata impresa (1) Darù calunniosamente : « I Veneziani scrissero al generale Laudon per essere soccorsi. » IX, 161. Non i Veneziani, non il Governo, bensì gl’ insorti veronesi. (2) Scrivevano da colà al sergente maggiore Berettini : • Esauriti tutt’ i mezzi per servire ai gravi oggetti della patria, insistente parte delle popolazioni di trasportarsi ad attaccare i Francesi verso i quali 1’ Eccellentissimo Senato professa una neutralità perfetta, interpretata dal popolo tal condotta come favorente la causa francese, e sul momento di veder compromessi i pubblici riguardi e la sicurezza degli abitanti esposti ad un certo sagrifìzio per la perentoria domanda del generale Balland e per la condotta di alcuni non senzienti il freno della ragione nè 1’ autorità dei capi, fummo obbligati di portare noi stessi all’ Eccellentissimo Senato il recito dolente della città, e gl’ inutili nostri sagrificii. Perciò restando raccomandata a lei la pubblica truppa, ella conoscerà che la prudenza dev’ essere compagna delle sue direzioni, e che non avrà da assalire se non lorchè fosse provocata. Per quanto duo influisca col consiglio e coll’ opera al bene comune e di codesta città, ai di cui capi ella vorrà raccomandarla vivamente in nome nostro. > Lettere Rappr. Verona Contarini e Giovanelli 18 aprile 1797.