22 agenti di alcune non però considerabili proprietà della moglie dell’ arciduca Ferdinando, come beni allodiali di casa Cibo, un processo verbale della Commissione amministrativa francese per il Mantovano, ed essersi sopra di essi imposta e prelevata una contribuzione dalla somma dell’affitto in vece della proprietaria, foriera forse d’ una positiva apprensione (confisca) e ciò senza notizia nè frapposizione (intervento) della sovranità territoriale. « A tutto ciò si aggiunge li pur troppo osservati progressi della conformazione della Repubblica Cispadana da un lato, della Traspadana dall’altro, 1’ occupazione di tutta la costa pontificia e della Marca col possesso d’Ancona e quella delle foci del Po, il principio d’ un armo infesto a questi mari e li progressi vittoriosi delle armi francesi. Cose tutte (conchiudevano gl’ Inquisitori) atte ad esigere la massima vigilanza e le cure più indefesse alle quali promettevano dedicare tutto sè stessi. » I germi della rivoluzione esistevano dunque più o meno da per tutto, e crescevano ogni dì più i timori di gravi complicazioni e di funesti avvenimenti. Non si viveva senza sospetto principalmente di Brescia a qui lo stesso Landrieux aveva accennato nel suo discorso collo Stefani, tuttavia il Battagia scriveva il 16 marzo che sebbene non fosse a disconoscersi certa insolita agitazione negli abitanti, causata principalmente dai recenti fatti di Bergamo, tutti gli ordini di cittadini erano però attaccatissimi al gover-: no (1), e che la venuta dei due nobili di cui avea domandato il dì innanzi l’assistenza, temeva potesse produrre cattiva impressione e peggiorare le condizioni, per lo che ora desiderava non se ne facesse altro. Il giorno 17 il Senato testificavagli (2) il suo pieno aggradimento pei (1) Proveditori straordinarii N. . . . all’Archivio. (2) Deliberai. Sen. T. F. N. 42 e Cons. X.