257 pina, rimanendo, se non altro, un porto principalissimo pel commercio. Raffermava pochi giorni dopo le parole del Mengotti, l’esposizione del Sanfermo, incaricato di una lettera segreta al Bonaparte, prima di recarsi alla sua missione a Parigi. Presentatosi al generalissimo a Mombello, aveane avuto assai lieta ed amichevole accoglienza ; ed entrando in discorso, avealo invitato a spiegarsi sulla già promulgata unione, perchè non consona al trattato di pace. Rispose il Bonaparte seccamente, che le circostanze erano imbarazzate e difficili, che le cose dell’ Istria e della Dalmazia .... Lo interruppe il Sanfermo ricordandogli che la protesta di Venezia contro l’austriaca invasione era stata da lui stesso suggerita, e udendo che 1’ era un concerto con la Corte di Vienna, non si trattenne dal rinfacciargli essere questa una delusione al trattato già firmato in Venezia, un tradimento alla sua gloria, e alla libertà d'Italia, e che se questo avesse a succedere, 1’ ultima rui-na di Venezia e della Terraferma era decisa. Insistendo il Bonaparte sulla pace voluta dal Direttorio, replicava il Sanfermo, che tale combinazione avrebbe deciso della sua gloria e della sicurezza d’Italia. Rifletteva il generale che troppa gelosia darebbe alla Francia ed all’ Imperatore la Repubblica italica ; e invitato a considerare lo Stato di Venezia e della Terraferma, confessò ehe tutte le città e le provincie erano cedute all’ Austria pel trattato di pace. Il Sanfermo tornò alle addotte ragioni e rimostranze, espose come consegnata all’ imperatore la forza marittima, si farebbe tra poco signore dell’ Italia e dei mari, e congiunto colla Russia distruggerebbe l’impero Ottomano ; che dovea tentar ogni studio per ricuperar la sua gloria; e che i Veneziani, salva la loro libertà, lo seconderebbero con energia. Nuli’ altro potè ottenere, e fornito il primo Voi,. X. 33