212 zioni averlo imitato, e conchiudeva raccomandando la concordia, la pace, le azioni virtuose ; la democrazia non riconoscere altro fregio, nè altra nobiltà che quella della virtù. Ivi l’accidente della nascita e l’ingiustizia della fortuna non giungono a far torto al merito, nè a privar- lo della dovuta ricompensa ed omaggio. Non v’ è così oscuro ed abbietto padre che, prima di morire, non possa vedere i fasci entrare nella sua casa, ed abbracciare negli estremi giorni della sua vita colle mani tremanti per 1’ età e per la gioia il proprio figlio coronato d’ alloro. Oh momento, esclamava, da esser preferito alla più lunga vita! Si fece ricorso anche alla Religione, e per tranquillare le delicate coscienze e rassicurare in generale il popolo, fu invitato il Patriarca stesso a recarsi alla seconda sessione, che per la granda affluenza di spettatori fu tenuta nella Sala del Maggior Consiglio. Erasi costruita, sul modello della sala dell’ Assemblea di Parigi, una sbarra innanzi ai seggi della Municipalità, tutti gli altri sedili erano stati levati, la folla sin da molte ore innanzi si accalcava. Al tempo prefìsso entrò la Municipalità, poi al suono di musicali stromenti il Patriarca con croce e cappa magna, seguito dai Canonici, dai Parrochi, dal Clero, accompagnato altresì dal cittadino Gerasimo, sacerdote greco. Si assise alla destra del Presidente, i Parrochi si tennero in piedi in faccia alla Municipalità. Avanzatosi il cittadino Zender, Parroco di s. Bartolomeo, recitò ad alta voce una scrittura in nome del Patriarca, la quale conteneva, che scorgendo rispettati la religione, i riti, le ecclesiastiche discipline, e conciliabili colla democrazia, egli giurava obbedienza e fedeltà alla Municipalità, legittimamente costituita a rappresentare il sovrano popolo di Venezia. « Ecco, o cittadini, diceva, faustamente uniti