255 piti gli esterni si accumulavano. Fino dal 29 giugno tornato precipitosamente il Mengotti da Milano, esponeva in adunanza segreta, (1) com’ era stato suo avviso di venirsene in persona, avendo a comunicare segretissime cose, che non sarebbesi affidato di esporre in lettera, sapendo come i dispacci venissero aperti per viaggio. Diceva, aver il trattato di Leoben ceduto all’ imperatore tutto il paese tra il Lisonzo ed il Mincio, compresa Mantova ; che, trovandosi a quel tempo il Bonaparte occupato negli scoscesi dirupi dell’ Austria, stimando maggiore che pel fatto non fu, l’insorgenza di Verona, da cui credevasi assalito alle spalle, deluso nella lusinga dell’ appoggio degli Ungheresi, all’ oscuro circa al passaggio del Reno e alle successive vittorie di Hoche e di Moreau, eccitato infine dal-1’ ambizione di ottenere il nome di Paàficatore, avea divisato di valersi dell’ ex-stato veneto, come di mezzo a comporre la pace ; del che il direttorio, mosso altresì dalla notizia delle vittorie sul Reno, erasi molto lagnato, a-vea ricusato la ratifica, e volea che fosse almeno ricuperata Mantova. Si studiarono allora col Bonaparte, che s’era già pentito del passo fatto, varii progetti, ben riflettendosi che senza Mantova non poteva essere durevole l’italica libertà ; e dopo varii falliti spedienti di sostituzione, come sarebbe stato la cessione delle tre legazioni, o il prolungamento della linea del Tirolo per 1’ Adige, venne a campo la proposta dell’Istria e della Dalmazia, sostituzione egualmente e forse più ancora funesta. L’ accolsero, diceva il Meügotti, i ministri imperiali, considerando quelle provincie siccome più facili a sottomettersi al giogo, perchè non eravisi ancora diffuso lo spirito democratico ; contemplarono l’importanza dei boschi e dei porti, (1) Municipalità, Comitato segreto.