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tesse far cangiare aspetto alle oose. Io certo non rallento il mio ardore secondato dal zelo edificante di questo Rappresentante, colla speranza che Verona sia per risarcirmi delle angustie e dei stringimenti di cuore che ho sofferti per Bergamo e Brescia, sperando pure che il sollecito ritorno e la instancabile sedulità del segretario Sanfermo, sia per alleviarmi il peso di tanti affanni. „
    La lettera infatti di Beaupoil diceva aver dato strettissimi ordini alle truppe in Verona di non immischiarsi negli affari de’ Veneziani, i quali, incoraggiati dalle dichiarazioni scritte e dalle deputazioni apposite delle grandi e piccole città, de’ borghi e perfino de’ villaggi, per protestare della propria inalterabile fedeltà, si preparavano per quanto ora possibile alle difese.
    Le rive dal Mincio a Valeggio dovevano essere guardate da trecento uomini di fanteria, cento di cavalleria e quattro cannoni, sotto il tenente colonnello Giacomo Ferro, cui doveva unirsi il marchese Maffei con villici che avea l’incarico di raccogliere (1) ; davasi opera ad ammassar armi e munizioni, e se ne chiedevano urgentemente da Venezia, del pari che truppe regolari. Venti pattuglie, cadauna composta di quattro soldati ed un caporale, un nobile, un cittadino ed un mercante, e quattro del popolo aveano a vigilare sulla pubblica quiete nella città e nel territorio, al qual oggetto istituiva altresì il Battagia un uffizio detto di sopraveglianza, composto d’ un nobile, d’ un cittadiuo e d’un sindaco del territorio, al quale doveano metter capo le informazioni dei condottieri delle suddette pattuglie.
    Ma tutte le buone disposizioni dei sudditi, tutti gli ordinamenti di Francesco Battagia proveditore straordinario in Terraferma e di Alvise Contarmi podestà e capitano di
     (1)	Lettera Battagia 23 marzo, Raccolta cronol. T, pag. 36.