168 di giubilo ai tristi, che raggiunta vedeano la meta, intollerabili a’ giovani savi di Terraferma, che dichiaravano illegale ed inopportuna la facoltà che si proponeva di conferire all’ individuo incaricato di trattare col Villetard : illegale, per 1’ ampio potere che voleasi altrui conferire di decidere in cosa di sola spettanza del Maggior Consiglio, mentre questo stava ancora attendendo la risposta dei deputati a Bonaparte ; inopportuna, perchè Venezia non era città che potesse esser presa d' un colpo di mano, ad impedire il quale bastavano le attuali difese, benché fatte credere troppo inferiori al vero ; e durava tuttavia e durar dovea l’armistizio fino al quattordici, nel qual tempo le notizie di Milano avrebbero dato la direzione alle future risoluzioni. Vane parole ! Prevalse il partito dell’ allontanamento degli Schiavoni, pagando loro il soldo di cui e-rano creditori, coll’ anticipazione fino a tutto il mese di giugno, e furono incaricati il Battagia e il Dona di trattare col Villetard. Trovavansi la sera i savi nuovamente ridotti in casa del savio di settimana Alvise Pisani a s. Stefano, quando un biglietto invitava d’ urgenza il Donà a recarsi prontamente dal cav. Morosini. In pari tempo chiamato in altra stanza dal Battagia, questi svelavagli come la congiura avesse ornai preso estesissime radici, che già lo Spada a-veane parlato al Morosini (1), il quale aveagli risposto che stimandosi egli padrone di Venezia avendo sotto i suoi ordini tutta la forza armata, e molto potere sugli Schiavoni, gli dichiarava che se s’intendesse fare una rivoluzione colle armi, vi avrebbe resistito fino a mettere la citta a ferro ed a fuoco ; se poi si avesse voluto proce- (1) Secondo un Rapporto del Battagia (Raccolta, pag. 262) il Morosini stesso avrebbe fatto chiamare lo Spada per valersi della sua influenza ad impedire la sommossa,