‘219 cratica ; infine un vecchio ed nna vecchia con istromenti di agricoltura, e parole allusive alla loro tarda età, a’ cui tempi erasi la libertà istituita. Veniva dietro la guardia nazionale in ricco uniforme precedendo il Baraguey di Hilliers, i consoli delle nazioni, i corpi delle arti, i magistrati civili e militari, la Municipalità. Giunti all* albero, ira i concenti musicali, il. suono de’ sacri bronzi, il tuonar dei cannoni, il rizzavano. Teneva il presidente Falier a-nalogo discorso, poi tutti awiavansi alla chiesa, ornata esternamente di ghirlande, modestamente all’ interno, ove s’erano tolte tutte le distinzioni di sedili, e cantato 1! inno delle grazie, ritornavano nella piazza ove cominciarono le danze intorno all’ albero, intrecciati in comune, senza rispetto a sesso, a condizione, a dignità (1) ; bruciarono il libro d’oro (2) e le insegne ducali, non avendo limite le pazzie. Chi non conoscesse le esorbitanze, le frenesie di quel tempo, crederebbe a stento che tali spettacoli si dessero al mondo da popoli civili, tra’ quali volevasi pur celebrare il trionfo della ragione. Recitavasi in musica una bellissima opera nel teatro la Fenice, quella sera reso vie più abbagliante dalla moltitudine de’ lumi, dall’ eleganza e ricchezza del vestito del gentil sesso, dall’ allegrezza strepitosa, generale, almeno in apparenza. Libero l’ingresso ai gondolieri ; nappe, fiori, bandiere, entusiastiche grida, ballo d’ arsenalotti, simboleggiar doveano la eguaglianza di tutt’ i gradi, la fratellanza universale. Tutto innovavasi, tutto distruggevasi che portasse (1) Una dama, danzando con un frate, cadde, si rialzò e continuò il ballo della Carmagnola. E il Monitore veneto le indirizzava l’apostrofe : «Ben meritasti dalla patria coll’ offerire alle tue pari, « finora avvilite da ridicoli riguardi, un esempio di valor maschile. « Possa esso essere imitato, e Venezia non invidierà le Camille » (!!!). (2) A stampa ; 1’ originale conservasi all’ Archivio.