1 no una volta il dì la sorte della beala ignoranza, e non ne manifesti anche il volgar pensiero al marito. E questi abbonirla con le grandi e splendide idee d’onore, di grandezza, di fama. « Ma i putti non hanno più scarpe, più non son legne nella legnaia ; il panattiere non dà più a credito il pane ...» E il povero marito consolarla con la prossima pubblicazione di un’opera. E l’opera esce intanto alla luce, sorgono le contrarie opinioni, sorgono gl’invidiosi, i maligni, e l’opera rimane invenduta: e così dopo dicci o dodici anni di pene, di povertà e di fatiche, il povero autore non ne raccoglie altro frutto che di lagrime, quando pure al più piccolo errore o al più lieve difetto, non è per giunta lacerato e punito dai giornali (dei letterati) con sì aspre e dure parole, che peggio non si farebbe se avesse posto il fuoco alle case o rapito le donzelle. Oh rara felicità e umanità delle lettere! Ben si vede che sino a qui ho parlato solamente dei perfetti letterati, di quelli, la cui fama al mondo dura, veri martiri di questo culto di pianto, dei letterati infine che paiono e sono. Altri letterati però paiono e non sono, e questi tali sono in numero troppo maggiore che forse non si pensa. Costoro si dividono in parecchie famiglie: la prima è quella dei letterati del proprio, specie di accomandatali! della repubblica