215 del popolo nella sala erano l’orpello di cui volevasi coprire la triste realtà. Venezia, infatti, per l’abbandono della Terraferma trova vasi ridotta alla dura necessità di doversi sostenere soltanto coi proprii mezzi ; con questi bisognava supplire a tutte le ricliieste dell’ esercito francese, provvedere agli stipendii de’ magistrati, alle spese dell’ arsenale, al soccorso de’ poveri, alla pubblica istruzione, e a tutte le altre infinite esigenze d’ un governo civile. Oltre a ciò, la Municipalità avea assunto il governo con un debito che faceasi salire a quarantaquattro milioni di ducati. Laonde fu d’ uopo decretare il prestito di un milione di ducati dai pili ricchi, poi furono levati gli argenti, gli ori, dalle chiese (1), dai monasteri e dalle Scuole, fu imposta una tassa generale sulla possidenza, sull’ industria e sul commercio di altri due milioni cinquecento mila. Affinchè niuno potesse sottrarvis-', fu fatto divieto a qualunque abitante di Venezia d’ assentarsi sotto pena di esser dichiarato fuoruscito e della conseguente confisca dei beni, alla quale pure dichiaravansi soggetti quelli che, già assenti, entro un prescritto termine non rimpatriassero (2) ; provvedimento, come ognun yede, sommamente lesivo alla libertà, che pur tanto oelebravasi, ma dettato dal bisogno, e che rimase non di meno illusorio ne’ suoi effetti; poiché, essendo la maggior parte dei possedimenti dei nobili e dei ricchi cittadini posti in Terraferma, le leggi fiscali della Municipalità di Venezia non erano colà rispettate. La valutazione approssimativa che fu d’uopo fare delle sostanze di ciascmia famiglia divenne causa di mille (1) 27 Giugno. Il Pisani fu accusato d’ aver rapito egli stesso una preziosa reliquia dalla chiesa di s. Vitale. Nè lo discolpò una formale dichiarazione del parroco, cessata la democrazia. (2) 17 Luglio.