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eccitandola a prendere eguali misure per opporre al caso tutta la possibile difesa. Per espresso mandi subito questa nuova a Rovigo, e spedisca questa stessa lettera a Venezia, perchè io non posso, non ho tempo (1). »
    Al giungere di queste notizie a Venezia il Senato congregatosi nel massimo sbigottimento scriveva subito all’Erizzo di recarsi immediatamente a Verona con forze sufficienti per ristabilirvi l’ordine, e scriveva ai deputati a Bonaparte (2) informandoli dell’ accaduto per loro regola, e poco stante riceveva nuovo avviso che i Rappresentanti Giovanelli e Oontarini pei consigli dell’ Erizzo, e per la speranza di nuove pratiche di accomodamento introdotte col generale Balland, erano ritornati a Verona (3). Da colà scrivevano infatti il 19, ma dicendo che nulla di bene era ad attendersi, giacché il Balland insisteva sul pronto disarmo e sulle altre condizioni, il popolo dall’ altro canto voleva che i Francesi cedessero i castelli, e che disarmati traversassero la città. Aveano pubblicato un bando per introdurre per quanto fosse stato possibile qualche disciplina, ma intanto, mentre appunto scrivevano, avea ricominciato più furioso che mai il fuoco dai castelli, e rotta ogni trattativa, non rimaneva loro che invocare pronti soccorsi di munizioni di cui difettavano, altrimenti la ruina di Verona era inevitabile (4).
    Al ricevere questo dispaccio il Senato non potè restare più a lungo inoperoso e vedere senza muoversi la jattura di quei benemeriti sudditi, onde rispondendo alle
     (11 Delib. Sen. T. F. 18 aprile N. 45.
     (2)	Lettera ai Deputati a Bonaparte. Raccolta II, pag. 150.
     (3)	« Qualunque sacrificio sarà da noi incontrato, purché egli non si opponga nell’ eseguirlo alle pubbliche massime ...» lettere Rappresentanti Verona.
     (4)	Racc. 151.