180 Bonaparte. Rispondevano (1) che farebbero il possibile, recandosi ad attenderlo a Palma ove dovea giungere tra poco; ma che non bisognava illudersi, nè essere più tempo di ricercargli, come commetteva la ducale, di spiegarci le sue intenzioni sopra i pubblici riguardi e sopra le pro-vincie, essendo esse ornai chiare abbastanza, e le recenti occupazioni, un’ azione di viva guerra ; anzi non potersi più dubitare che si tenterebbe di estendere l’incendio già avvampato fino alla capitale, donde Iddio conceda a VV. EE. ed alla città tanti mezzi e robustezza di risoluzione per allontanarlo; vana la speranza di guadagnarsi il generale con offerte di danaro, mezzo per lui affatto secondario, nè quanto a sè saprebbero assumere l’incarico della proposizione ; perciò pregavano volessero affidarlo ad altri più esperti cittadini, dall’opera de’ quali potesse il governo ripromettersi miglior successo, eh’ essi non prevedevano. Intanto sempre più si avvicinavano le truppe francesi alle Lagune, finché n’ ebbero occupato tutt’ i margini. La mattina del 29 si trasferì anzi a Venezia lo stesso generale Baraguey d’Hilliers (2), al quale si recò tosto il conferente Procuratore Pesaro per ritrarre da lui qualche luce sulle intenzioni di Bonaparte; ma non ne ottenne che parole generali e poco assicuranti, dicendo eh’ egli semplice ufficiale di esecuzione non poteva conoscere le intenzioni del suo generale supremo, non solito del resto a comunicare ad altrui i suoi pensieri. Nè più potè il Pesaro ricavare dal ministro Lallement, con cui Baraguey d’Hilliers erasi prima abboccato. Solo che il ministro mostravasi sorpreso del proclama ostile e delle operazioni del Lahoz, (1) Raccolta, pag. 206. (2) Raccolta, pag. 209. Relazione letta dal Pesaro la sera in Senato.