296 tOj storico fedele, perchè qualunque cosa si discorra della fedeltà delle gazzette, non ci creda: salvo sempre il diritto di qualche errata-corrige, o di qualche articolo comunicato, della nostra, s’assicuri, può fidarsi a chius’occhi. S’ella poi mi richiedesse del mio privato giudizio, con licenza anche di non farne nessuna stima, le dirò che nel prim’atto ha un’ introduzione bella per cotale grazioso pensiero svolto in più guise e ritornante sempre al medesimo canto: una bella introduzione dell’orchestra all’aria della Pastaj un bel duetto tra la Pasta e il Cartagenova, ed un finale di egregio lavoro. A due cori per esser belli, non manca se non la convenienza: pul-chrum, secl non erat liic locus: vuol dire che in un’opera buifa farebbero gran comparsa. Le bellezze del secondo atto si limitano alla stretta d’un quintetto: al tempo di mezzo dell’aria del basso con nuovo e vago accompagnamento alla seconda parte, benché quel della prima ci riducesse col pensiero e gli orecchi a quelle sere in cui madama Giuditta cantava: Qual cor perdesti. L’arione con cui la Pasta termina l’azione quanto a lavoro, dell’ esecuzione non si parla, 1’ arione fece a me pochissimo effetto; ma all’ora che le scrivo, per quel motivo che sopra le diceva che l’uomo non è sempre in tutte le ore lo stesso, potrei anche non ben ricordar-