77 compagni sarà vendicato ; a sì nobile ufficio sentirà moltiplicarsi a mille doppii il coraggio ogni battaglione, ogni soldato francese. Con empia perfìdia corrispose il Senato di Venezia ai generosi modi usati con lui. Il mio aiutante che vi reca la presente è portatore di pace o di guerra. Se voi subito non dissolvete le masse, se non arrestate e date in mia mano gli autori degli omicidii, la guerra è dichiarata. Non è già il Turco sulle frontiere vostre, nessun nemico vi minaccia ; d’ animo deliberato voi avete inventato pretesti per giustificar le masse armate contro il mio esercito, ma ventiquattr’ ore di tempo e non saran più ; non siamo più ai tempi di Carlo ottavo. Se contro il chiaro intendimento del governo francese, voi mi sforzate alla guerra, non pensate per questo che, ad esempio degli assassini che voi avete armati, i soldati francesi siano per devastar la campagna del popolo innocente e sfortunato della Terraferma. Io lo proteggerò, ed egli benedirà un giorno fino i delitti che avranno obbligato 1’ esercito francese a liberarlo dal vostro tirannico dominio. » Sorpresa, terrore, orrore mistò a qualche impeto generoso furono i sentimenti di cui restò compreso quel solenne consesso ad un linguaggio sì fiero e sì inconveniente. Non restavano che due risoluzioni, o gloriosamente perire con solenne protesta in faccia a tutta Europa, o scendere sempre più basso nel sentiero dell’ avvilimento e delle concessioni, mendicando dall’ altrui generosità una mal sicura e vergognosa esistenza. Il Collegio, composto per la maggior parte d’individui o deboli, o aspiranti a nuovo ordine di cose, preferì l’ultima, rispose per bocca del doge parole concilianti, e che la cosa sarebbe portata alla deliberazione del Senato, al quale infatti fu comunicata la sera stessa dal Savio in settimana Filippo Calbo, ma di tali forme