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dere tranquillamente, avrebbe condisceso ad alcuni concerti, pei quali per altro era d’ uopo andasse prima a rilevare quali fossero le intenzioni del Villetard. Il Battagia eccitava quindi il Donà a parlare egli stesso allo Spada, autorizzandolo, nella sua qualità di conferente, a procacciarsi il disegnato colloquio col segretario di Francia. Rispose il Donà, che non mancherebbe mai al suo onore e alla sua fede col prestare il suo assenso a tanta viltà, che non avea mai parlato allo Spada e meno il farebbe in quel momento (1) ; consigliava anzi lo stesso Battagia a non ingerirsene e riferire tutto alla Conferenza che sa-rebbesi raccolta l’indomani mattina, come al solito, intorno al doge. Rientrato poscia nella stanza, comunicò ogni cosa al Pisani, al Calbo e al Ruzzini (2), i quali per vero erano già concordi nell’ opinione di tutto cedere ; e ritiratosi a casa, erasi appena coricato, che venivagli ricapitato un secondo biglietto del seguente tenore :
    « Nicolò Morosini IV assicura l’ecc. cav. Donà della necessità immediata della sua rispettabile persona in figura di conferente col segretario del ministero di Francia. » Si alzò, andò presso il Morosini nella procuratia N. 6, e udito di che trattavasi, il Donà protestava avergli dichiarato di non volersene ingerire, rimettendo la cosa alla
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Consulta ; ma intanto lo Spada era già stato dal Villetard,
     (1) Esatto Diario m. s. Archivio Grimani.
     ('2) Scriveva il Donà nel suo ritiro «Non abbandonato a vizii, non provocato a vendette, non profligato nell’ economia, non angustiato da debiti, non miscredente, come potrà attcstare ognuno che mi conosce, avrò desiderato la sovversione della mia patria, della mia famiglia, e la distruzione di quel governo, a cui più di trent’anni ho dedicato i miei pensieri, le mie fatiche, e non tenue parte delle mie stesse sostanze ? E qual passione poteva accecarmi cotanto e rendermi insensibile a tanti sacrificii ? Forse l’ambizione? Ma in tale articolo qual cosa mi restava a desiderare?» Memorie mss. Donà, Arch. Grimani.
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