125 polizia, gli fecero osservare i deputati, può avere metodi atti ad imbrigliare le azioni di milioni di sudditi, meno poi per dominare le opinioni, eh’ egli dice dover essere libere, e le quali nell’ idiota soprattutto, eccitate dal guasto delle campagne, de’ mobili, de’ prodotti, delle case, non possono essere favorevoli ai Francesi. » — Ma Bona-parte proruppe : « Insomma, quando non sieno puniti tutt’ i rei d’ofìese ai Francesi, non sia cacciato il ministro inglese, non sieno disarmati i popoli, liberati tutt’i prigioni. Voleva il Baraguey con tutta insistenza « con un impeto, con una fermezza la più assoluta e la più fiera, non permettendo il più piccolo esame per la depurazione della verità del fatto (trattavasi della mischia succeduta tra villici e Francesi di cui a pag. . . .) da lui troppo esagerato. . . che o in 48 ore gli fossero consegnati 50 de’ villici, insistendo che 400 fossero i colpevoli e che il fatto fosse premeditato, o subito dopo sarebbe lui stesso andato nei villaggi a levarne un tal numero, e non ritrovandolo vi avrebbe dato fuoco. » Con agual fermezza rispose il Mocenigo * che l’ordine di arresto dei colpevoli era già stato dato fino dal primo momento, che gli sarebbe data pronta e solenne soddisfazione, ma che non avrebbe mai acconsentito a consegnare alcun suddito ad altra potenza, e che non vi avrebbe mai aderito 1’ eccellentissimo Senato, giacché sarebbe questo un rinunziare affatto al diritto di sovranità ed un porre alla massima disperazione i sudditi..» Gli fece presente il Mocenigo l’ospitalità avuta dai Francesi, i pesi enormi che nulla di meno aveano imposto, e oltre a quelli gli eccessi de’ soldati che aveano tratti i poveri sudditi alla disperazione ; che al solo governo nazionale spettava il diritto di processare. Non si arrendeva il generale e a mala pena accordava breve proroga. Il Mocenigo, sempre insistendo nel uoq poter il governo consegnare i proprii sudditi, venne finalmente al componimento che notificava al Senato con suo dispaccio del 24. — • Ecco, Eccellentissimo Senato, la lettera che ho scritto, ecco nella copia che umilio, gli impegni che ho assunti. Dell’arbitrio commesso, mille e mille perdoni ne chieggo ; ma oh Dio ! il più vivo trasporto di zelante sentimento mi vi ha condotto. So le massime della mia patria d’amor paterno verso i suoi sudditi e così tutto il Friuli che palpitante in me fissava lo sguardo attendendo dall’ esito di questo affare il suo futuro destino. So la robusta fermezza del Senato nel conservare i dii itti preziosi della sua sovranità, o questi sembrandomi illesi, giacché qualunque sia la soddisfazione che accorda, la dona egli stesso spontaneo senza apparenza di trattati o di minaccie. So la volontà sua di conservar Vamicizia verso la Repubblica francese e questa mi paie una ingenua dimostrazione la di cui solennità appunto può