11 giornaliere dell’ andamento della cosa. Rispose lo Stefani non potersi trattenere in Milano senza saputa e consenso dii podestà di Bergamo suo padrone, essere anzi suo debito d’informarlo personalmente di tutto, e seco lui accordarsi per regolare almeno due fedeli pedoni che servissero alla continua comunicazione fra Brescia e Milano ; che non avrebbe potuto informare dell’occorso il proveditore straordinario in Brescia come il Landrieux domandava, senza prima aver reso conto della sua missione all’ Ottolini, che perciò pregavalo volesse prontamente procurargli i passaporti e dar gli opportuni ordini per i cavalli da posta, affinchè sul fare del giorno potesse velocemente ricondursi in Bergamo. L’ora tarda formava qualche obbietto pel conseguimento delle necessarie carte, ma il Landrieux si offerse di accompagnarlo e di fargliele ottenere, avvisandolo però che sarebbe stato uopo probabilmente di presentarsi al generale Kilmaine, al quale, se per la insolitezza dell’ora gli facesse qualche interrogazione sull’ esser suo, avesse a qualificarsi mercatante di cavalli. Si scusava Stefani opponendo che il generale avrebbe potuto facilmente entrare con lui a questo proposito in ragionamento ed egli trovarsi imbarazzato, ma l’altro lo assicurò che non avrebbe avuto a temere alcun inciampo in sua compagnia, lasciandosi sfuggire anche qualche cenno che lo stesso Kilmaine non fosse ignaro del maneggio. Arrivati all’ ufficio, seppero che il generale era al teatro, e avute le carte si restituirono tranquillamente al palazzo Albani. Il Landrieux non si astenne strada facendo di tornare sull’ argomento disapprovando altamente la politica della Repubblica veneziana di tener disarmate le provincie e di confidare ciecamente nei Francesi, sempre nemici degl’ italiani ; osservò che la stanchezza della Francia, la diffidenza verso Bonaparte, e la somma de’ proprii interessi esigevano una pronta pace coll’Austria, e lo sgom-