84 10 sostenevano, ed il quinto, Barras, si mostrava indeciso, clae perciò con qualche sacrificio di danaro la questione sa-rebbesi fatta risolvere in favore del veneto governo. Rispose 11 Querini non avere facoltà di entrare in simili pratiche, ma scriverebbene a Venezia ; al che l’altro soggiungeva che bisognava anzi si decidesse sul momento, mentre il Direttore attendeva la sua risposta per determinarsi per 1’una o per 1’ altra parte. Trovavasi il Querini nell’ estremo imbarazzo, infine pensando non volersi un dì rimproverare di essersi lasciata sfuggire 1’ occasione di salvare la sua patria, e che la ducale 27 agosto 1796 nel commettergli di usare di tutt’ i mezzi possibili per allontanare qualunque cosa potesse offendere i pubblici riguardi, implicitamente conteneva anche 1’ uso del danaro, acconsentì alla domanda di fornire sei cento mila franchi pel Direttore e altri venti o ventiquattro mila pel mediatore in cambiali, a somministrar le quali però il Querini non volle impegnarsi se non dopo ottenuta la formale promessa del Direttorio, che i Francesi sarebbero partiti dal territorio veneto, che i luoghi occupati sarebbero restituiti, e di opporsi alla rivoluzione. Ebbe su questo argomento colloquii anche con Barras, il quale gli prometteva che immediatamente sarebbero stati spediti gli ordini opportuni a Bonaparte (1) : e ne avrebbe documenti nella copia, che gli sarebbe stata rilasciata, della lettera scritta a quel generale. Ma il giorno dopo ecco ritornare il negoziatore dicendo esser impossibile al Direttore di fargli avere la lettera scritta a Bonaparte, mentre lo comprometterebbe di troppo. Insisteva il Querini per avere un documento che lo giustificasse in faccia al suo governo, e protestava che depositando i sottoscritti biglietti come si richiedeva, egli faceva (I) Lett. Querini 17 e 22 aprile Cons. X, Parti segrete.