55 nide si erano ribellati ed aveano impugnato le armi, e minacciandoli, se tosto non fossero tornati al dovere, di ferro e fuoco e orrende distruzioni (1). Era infatti appena pervenuto in Val Sabbia l’avviso prima dell’ occupazione di Salò, poi dalla sua riscossa, che risvegliatosi più che mai tra quei Vallesani 1’ entusiasmo pel loro sovrano, determinarono di accorrere tosto a sostenere quei bravi e leali cittadini che erano già alle mani col nemico. Era il giorno 31 marzo, quando unite le sue forze a Gavardo, assaliva i posti salodiani a Tormini con quattro pezzi di cannone. Si difesero i Salodiani con ammirabile valore per ben quattr’ ore, poi per mancanza di munizioni furono costretti a ritirarsi : quattr’ ore avanti notte i rivo-luzionarii si trovarono tutti accosto a Salò, quando un magazziniere francese che dimorava da molto tempo nella città in causa dei foraggi, intraprese di conciliare i due partiti, i quali col mezzo di deputati vennero a parlamento (2). Ma non convenendo i Salodiani nei patti proposti, furono riprese le ostilità, e mentre ardeva la zuffa, ecco calare improvvisamenle dai monti circa duemila valligiani che danno addosso al nemico, terminano di sconfiggerlo e farlo volgere a disperata fuga, facendo numerosi prigionieri che furono poi condotti a Venezia. Rientrarono i Salodiani trionfatori nella loro città tra le grida di Viva san Marco, e attendendo quindi al riordinamento interno, cominciavano dalle milizie per mantenere l’interna tranquillità. I prigionieri ridotti a Venezia rei d’alto tradimento, siccome presi colle armi alla mano, furono alloggiati nel castello del Lido e assoggettati a regolare processo (3), furono destinati (1) Delib. Sen. mil. T. P. (2) Dispaccio Antonio Turini sindaco della Val Sabbia, 5 aprile. (3) Vedine i Costituti nel Cons. X, Parti segrete.