278 rebbe il confine tra i suoi possedimenti e la nuova Repubblica Cisalpina. Continuava egli dunque e con sollecitudine le trattative di Udine perchè, se non avessero condotto alla pace, era suo disegno di compensare 1’ inferiorità sua numerica coll’ ardimento d’ un’ inaspettata mossa d’ armi nel cuore stesso dell’ inverno, attraverso le nevi delle Alpi, trovando i nemici non apparecchiati e facili a sconcertarsi, mentre per la ragione opposta entrava nelle mire dell’ Austria il prolungare le conferenze fino alla nuova stagione. Era venuto da Vienna con nuove istruzioni il conte di Cobentzel ; il Bonaparte si era recato a Passeria-no, villa deliziosa della famiglia dell’ ex doge Manin, e le conferenze producevano lunghe discussioni, obbiezioni, difficoltà sempre rinascenti, finché il Bonaparte, perduta la pazienza, intimava le ultime condizioni definitive : la Venezia per l’Austria, ma 1’ Adige e Mantova per la Cisalpina, il Reno e Magonza, e le isole Jonie per la Francia. L’ultima conferenza fu tenuta il 16 ottobre, e le due parti erano ancor sì lontane dal venire ad un accordo, che il sig. di Cobentzel dichiarava che le sue carrozze erano pronte, e il Bonaparte afferrato un prezioso vaso di porcellana, dono dell’ imperatore di Russia al sig. di Cobentzel, gettandolo furiosamente in terra gridò : « Ebbene, la guerra è dichiarata, ma ricordatevi che tre mesi non passeranno che io romperò la vostra monarchia, come rompo questa porcellana ». Salutò i quattro negoziatori austriaci (del Gallo, Merveldt, Degelmann e Cobentzel) ed entrato prontamente in carrozza ordinò ad un uffiziale andasse ad annunziare all’ arciduca Carlo che le ostilità avrebbero ricominciato fra ventiquattr’ ore. Allora il signor Cobentzel, atterrito mandò sollecitamente l’ultimatum sottoscritto a Passeriano. Il domani, 17 ottobre, il