100 che l’articolo in questione, quello cioè de disarmo, è attualmente in trattative col generale supremo (1). » Invano. Il generale Chabran non desisteva dalle sue pretensioni, e rispondeva riferendosi agli ordini precisi che teneva, conchiudendo con amaro sarcasmo : « Sarei dispiacente, o signore, di esser costretto a polverizzare gli ostacoli che i Veronesi in collera con altri potessero voler opporre a me francese » (‘2). Tuttavia consentiva finalmente a trattare, e guarentiva sotto la sua parola d’o-nore la sicurezza dei deputati che a lui venissero per parlamentare (3). Arrivava intanto l’Erizzo coi rinforzi e insieme anche il generale conte Stratico con quattrocento fanti, mille villici e quattro pezzi d’artiglieria, e benché fosse riuscito a Chabran d’impadronirsi di Pescantina pressoché tutta incendiata, e da lì spingesse le sue truppe ad occupare le alture di s. Leonardo impadronendosi anche di due pezzi d’artiglieria su di quelle collocate per batter il castello di s. Eelice, il popolo non si lasciava cader del-1’ animo, e furiosamente combatteva anche il 22, crescendo ognor più e in modo spaventevole le morti, gFincen-dii e le ruine. Ma il Proveditor generale Gìovanelli, sempre desideroso di trovar via di componimenti, recavasi col conte Emilii, il conte Giorgio Giusti e il signor Francesco Merighi ad un abboccamento col Chabran tra le mura ed il campo. Trovavasi insieme col Chabran l’ormai troppo conosciuto Landrieux (4) e l’altro generale Chevalier. Dopo ritoccati i fatti di Bergamo, Brescia, Crema e Salò, e soffermatosi sulle cause dell’ insur- (1) Lett. Rappresentanti di Verona. (2) Ibid. (3) Ibid. (4) Disp. Giovanelli Racc. II, pag. 166.