72 sciolto d’ ogni rispetto, scriveva al ministro Lallement a Venezia (1) il 20 germinale (9 aprile) dal quartiere generale in Judenburgo : « Finalmente non possiamo più dubitarne, o cittadino ministro, che lo scopo dell’ armamento de’ Veneziani non sia di chiudere alle spalle l’armata francese. Erami per certo difficile a comprendere come Bergamo, che fra tutte le città degli Stati di Venezia, era la più ciecamente dedicata al Senato, fosse stata la prima ad armarsi contro di lui, e mi riesce ancor più difficile l’intendere come per calmare questo piccolo ammutinamento vi abbisognassero venticinque mila uomini, e per qual ragione il sig. Pesaro allorché ci abboccammo in Gorizia abbia rifiatata 1’ offerta eh’ io gli faceva della mediazione della Repubblica francese onde far rientrare queste piazze nel buon ordine. Tutt’ i processi verbali fatti dai diversi Proveditori di Brescia, Bergamo, Crema, ne’ quali si attribuisce l’insurrezione di quei paesi ai Francesi, sono una serie d’imposture, il fine delle quali non potrebbe spiegarsi se non fosse per giustificare agli occhi dell’Europa la perfìdia del Senato di Venezia. Si è destramente colto il momento in cui credevasi eh’ io fossi impegnato nelle gole di Carintia avendo a fronte 1’ armata del principe Carlo per metter fuori la sua perfidia fuor d’ ogni esempio, se la storia non ci avesse trasmessa quella ordita contro Carlo Vili ed i Vesperi Siciliani. Sono stati più accorti di Roma cogliendo il momento in cui era occupata la soldatesca; ma saranno eglino più felici ? Il genio della Repubblica francese che ha lottato contro 1’ Europa tutta, sarebbe egli venuto a rompere nelle Lagune di Venezia ? » (2). (1) Jttacc. II, 113. (2) Scriveva 1’ amb. Querini da Parigi ad Almorò Pisani amba-sciator a Madrid il 3 maggio : « E in mezzo a tanti guai, essendo li nostri assaliti ed attaccati, il torlo è ancora del povero nostro Go-