163 messo anche che fossero in migliore stato di quello asseriva il Oondulmer, è molto da dubitare se avessero potuto perdurare a lungo alle molestie francesi ; e quando pure vi fosse stato il materiale mancavano però lo spirito e il valor militare, mancavano l’accordo e quella forza che impensatamente viene dall’ entusiasmo dell’ amor di patria. Nè meglio andavano le cose circa alla difesa interna. Esponeva il Morosini che scarse erano le forze militari a lui affidate, nessun conto potendo fare delle pattuglie cittadine, senz’ armi, senza pratica, non istruite, con capi tanto nobili quanto cittadini a tutt’ altro educati, e che dall’ epoca della loro istituzione nell’ agosto del 1796 sino allora, non aveano servito che a passeggiare nella notte per la città, e prendere qualche mal destro ladroncello (1); che invano avea chiesto aumento di forza, senza la quale sarebbe stata inutile ogni sua cura in qualche insorgenza di tumulto interno o di esterni perturbamenti. La dissoluzione da quel momento non ebbe più ritegno ; il Condulmer andava sempre più ritirando la flottiglia verso la città (2), il Morosini, alle voci che quindicimila congiurati esistessero in Venezia solo attendendo il momento di prorompere, domandava rinforzi e non li otteneva che imperfettamente ; cominciavasi a temere degli Schiavoni creditori di paghe, e che avrebbero potuto profittare dello sconvolgimento prossimo del governo per far man bassa sui cittadini, e specialmente sui nobili ; cessato il potere degl’ Inquisitori, non era più freno alcuno (1) Memoria ec. degli ultimi otto anni, pag. 344, (2) Giustificava egli questo suo movimento retrogrado in una sua lettera B maggio colla necessità di proteggere almeno la città, mancando di personale sufficiente per difendere i fortini e gli altri pre-sidii. Vedi suo opuscolo Agli amatori della verità, pag. 134.