181 d’insulto al cessato governo, e contro le case di Spada, Gallino, Zorzi, fautori primarii della rivoluzione (1). In quel trambusto spaventato il Villetard scriveva al Donà un biglietto, nel quale dichiarava di tener mallevadore il governo dei delitti che potessero esser commessi contro le persone e le proprietà in quei momenti di effervescenza popolare, eccitata, com’ ei diceva, dagl’ intrighi di alcuni cospiratori (2). Con altro biglietto domandavagli una guardia sufficiente per vegliare alla sicurezza della casa Ferratini a s. Polo, chiedeva quali disposizioni fossero state prese per 1’ apprestamento di barche, colle quali levare a Mestre i Francesi, e inviavagli un modello di proclama eh’ era sotto al torchio, ma che non sarebbe stato pubblicato se non di autorizzazione del governo. Rappresentava minacciata la sua stessa casa, e domandava rinforzi, mentr’ egli ritiravasi in quella dell’ambasciatore di Spagna (3). Appena avuto lo scritto, il Donà si recò presso di lui e il Villetard proruppe in voci di collera e di minacoia (4) ; il console di Francia Alliaud, che allora trovavasi con lui a mensa, facea plauso, e gridava che era mestieri far venire a Venezia sul momento la truppa francese. Entravano poco dopo spaventati e quasi energumeni lo Spada e il Zorzi domandando ricovero e guardie per la sicurezza delle loro case. Si studiò il Donà di tranquillarli, indi si volse per recarsi a s. Marco, affine di prendere le possibili previdenze. Trovò in quel momento esteso il tumulto a tutta la città, vide le fondamente, le rive, i campi, i traghetti affi) Memoria degli otto anni, ecc. pag. 379. (2) Corrisp. Villetard nella filza delib. Maggior Consiglio (23 iioréal, 12 maggio). (3) Ibib. (4) Esatto Diario.