i8S ti e non pongono mente quanto più difficile sia ora, nell’attuale perfezione e moltiplicità degli studii, nei progressi dei tempi e della filosofia procacciarsi l’ammirazione delle genti. Dubito forte che se ritornassero al mondo, poni caso, messer Agnolo Pandolfini o l’altro messer A-gnolo Firenzuola, o anche discendendo monsignore Giovanni col suo Galateo, e s. em. messer lo Bembo co’suoi Asolarli, dubito forte, se acquistassero da’ contemporanei quell’ ammirazione che fino a certi tempi meritarono da’ loro posteri. Bastava allora un canzoncino, un sonetto a far quasi la fortuna d’un uomo. Quanto a fortuna ora non la procaccerebbe un poema, e quanto al nome la poesia si vuol ora condurre a tale altezza, si richiede dal poeta tale sublimità e di scopo e di mezzi (vedete in grazia l’articolo Andres nella Bibl. italiana) che non so chi potesse ornai osare di chiamarsi per tale. Ma senza mirare a siffatta maniera di sublime sacerdozio nelle lettere, sarà poi affatto disdetto ad un animo gentile il trattare la più soave delle arti a modo di onesto diletto e quasi un tributo, un ricambio nelle più care relazioni del viver umano? Un poeta non potrebbe egli prendere per impresa