83 diti (1) imponendo con tutta la possibile energia 1’ esatta osservanza della neutralità, e coi decreti 17 e 21 aprile metteva ih libertà i prigionieri. Mentre tali erano i maneggi in Venezia, altri e non meno disgustosi ne succedevano a Parigi tra quell’ amba-sciator veneto Querini e il Direttorio. Avea egli scritto riferendo le espressioni ambigue, anzi allarmanti di quel governo, le mire francesi sull’Italia, le parole dei Comitati italiani, che « tutt’ i governi d’Italia dovrebbero prevenire tranquillamente la rivoluzione, riducendo la loro forma di governo possibilmente popolare, mentre in caso contrario non potrebbero salvarsi da una rivoluzione ; ma, soggiungeva in pari tempo, aver egli penetrato che sei o sette milioni di franchi potrebbero ancora salvare la Repubblica, nè occorrerebbe darne che due soli di effettivi, potendosi pel rimanente aprire un credito a favore della Repubblica francese, la quale sarebbesene giovata per rilasciare cambiali ai fornitori dell’ esercito, poco importando poi al Direttorio che le dette cambiali andassero anche in protesto, dopo ch’egli avesse ottenuto da quelli quanto al momento fosse per abbisognare (2). Non aveva ricevuto il Querini ancora risposta a questo dispaccio in cifra, che giungevagli dal suo governo la notizia dell’ accordo fatto con Bonaparte del milione al mese per sei mesi, notizia eh’ egli si affrettava di comunicare al Direttorio (3). Il giorno dopo venne a lui una persona, che pareva assai familiare di uno dei Direttori, dicendogli che ornai da esso Querini dipendeva la sorte della Repubblica di Venezia, che due membri del Direttorio erano contrarii al progetto di promuovere la rivoluzione di Venezia, due (1) Disp. agl’ Inquisitori 8 aprile 1797, Racc. pag. 127. (3) Ibid. pag. 129.