14 110 che pretesti, mentre 1’ Ottolini attendeva nella sala del pubblico palazzo alla nomina degli ufficii, presente anche l’ajutante francese Pascale, vennero alcuni cittadini i quali chiedendo urgentemente di parlargli, gli manifestavano come chiamati poco prima dal comandante francese la Faivre, questi avea voluto obbligarli a sottoscrivere un atto dichiarante il voto della nazione per la libertà e per 1’ unione del Bergamasco colla Repubblica Cispadana, solo tanto tempo avendo potuto ottenere da venire a lui per partecipargli la cosa, e domandare istruzione e consiglio fi). Rispose 1’ Ottolini che nessun miglior consiglio si potevano da lui aspettare, di quello che ritirar doveano dal fondo del proprio cuore ; che quello era il momento di dare la più solenne prova dell’affezione da loro sempre testimoniata al loro legittimo principe ; rammentassero la fede e la devozione giurata dai loro benemeriti progenitori alla Repubblica, e l’illustro atto di spontanea dedizione al veneto governo ; non potersi egli persuadere che le fatte minaccie avessero ad effettuarsi, e tenevale piuttosto come come un tentativo al quale essi resistendo con costanza e con fermo animo avrebbero spuntata l’arma insidiosa, coperto sè stessi di gloria in faccia alle nazioni, e vincolatisi con più stretti nodi la paterna sovrana predilezione. Dopo tali riflessi stettero alquanto sopra sè, ma finalmente il timore la vinse, e protestando dei loro fedeli e leali sentimenti, dichiararono però che ove il rappresentante non gli assicurasse (il che già vedevano non poter egli fare) sarebbero stati costretti, nel totale abbandono in cui si trovavano, a cedere loro malgrado, per la salvezza propria e delle loro famiglie, alla necessità. (1) Vedi Raccolta cronol. II, pag. 11 e Consiglio de’ X, Parti segrete 24 marzo 1797 informazione agl’ Inquisitori.