7 possono sperare alti-o compenso ohe nell’acquisto della libertà. Il rimanente dello Stato veneto sarà ancora per qualche tempo calpestato dalla guerra e in una sorte indecisa, ma è facile prevedere che si chiarirà esso pure indi-pendente ; la debolezza del governo veneto è oggidì conosciuta anche da’ suoi sudditi, la sua forza era nell’opinione e l’opinione è cambiata : che che sia per succedere, quel governo terrorista tocca al suo termine. E in mezzo a tanto turbine che si avvicinava, Vene-zia folleggiava nel suo ultimo carnovale e le gravi cure del governo non passavano le soglie del ducale palazzo. Chi avesse veduto la città a quei dì sarebbesi ideato un popo- lo felice, la cui vita non fosse che una successione continua di piaceri e di godimenti. Era effetto in parte di abituale spensieratezza, in parte d’imperfetta cognizione degli avvenimenti nella massa del popolo, in parte ancora della ferma fiducia che questo poneva nella saggezza dei governanti e nei destini della Repubblica ; era politica altresì di non isgomentarlo, di non isturbarne i sollazzi, dacché passato il tempo in cui un goveiuio vigoroso e le grandi occasioni lo aveano chiamato a stupendi fatti, erasi ammollito, ed avea fatto del sollazzo un elemento necessario della sua vita. Sino dai primi di marzo scriveva 1’ Ottolini al prò veditore straordinario Battagia in Brescia e agl’ inquisitori di Stato aver saputo da persona sicura che un disegno di rivolta macchinavasi col favor dei Francesi in Bergamo, e chiedeva istruzioni in proposito. Rispondeva Battagia si valesse di pattuglie . e sbirraglia, punisse severamente il temerario che avesse osato di piantare, come vociferavasi, l’albero della libertà. Insisteva però per sapere il nome del rivelatore (1). Rifìutavasi 1’ Ottolini dicendo aver impe-(1) 9 Marzo 1797 Raccolta cronologica II, 4.