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speramento, fu stimato opportuno sospendere l’arrivo della truppa da Verona e raccogliere piuttosto la cavalleria sparsa nei dintorni. Convocati poi lo stesso giorno 13 i principali della città, il Battagia parlò loro parole di conforto e d’incoraggiamento. Furono accolte con freddezza, e conclusero che un castello che poteva mettire in cenere in poche ore la città, non lasciava luogo a deliberare e non v’ era mezzo di resistere. Bene accennarono i sindaci del territorio e delle valli alla insurrezione di queste, ma senza truppa regolare che le sostenessero, senz’ armi, senza condottieri, colla cooperazione quasi certa dei Francesi dalla parte contraria, non sarebbesi fatto altro che spargere sangue inutilmente. Intanto il Vincenti, residente veneto a Milano, scriveva che con piccola truppa sarebbesi potuto ricuperar Bergamo. Allora, raccolta di nuovo la consulta, questa dichiarava non potersi staccare che picciol numero di soldati da Brescia, i quali, anche congiunti coi già sospesi rinforzi da Verona, non potrebbero ancora arrivare a mille uomini, e senza alcun pezzo d’artiglieria, gente in gran parte non avvezza al fuoco e di nuova leva, e della cui fedeltà non sarebbe stato troppo a fidarsi. In queste angustie giunse la risposta di Bonaparte, il quale, anziché toccare le questioni della domandata artiglieria, del passaggio da vietarsi a' Lombardi, della niuna ■ingerenza che dovessero prendere i Francesi, si restringeva a dire che non si dovevano perseguitare gli uomini a causa delle loro opinioni, che non era delitto se alcuno inclinava ai Francesi piuttosto che ai Tedeschi, ed invitava il Proveditore straordinario ad una conferenza per concertare insieme del modo di ricuperar Bergamo, senza che nascesse mala intelligenza tra i due governi. E volendo il Pro veditore per ultimo tentare ancora la via colla dolcezza, pubblicò il giorno 16 una generale amnistia per tutte