16 Stato, chiedendo una pronta e decisiva spiegazione. E questa fu, che già il veneto stendardo era stato abbassato nel castello, che le cose aveano mutato faccia, che il popolo bergamasco era libero, che gii conveniva però togliere tutto quello che potesse portare ostacolo a questa libertà, che le cognizioni ritratte dalle lettere da lui aperte gli avrebbero servito di regola, e che anzi ordinava al podestà per sua sicurezza di tosto partire, mentre altrimenti sarebbe stato nella necessità di assicurarsi della sua persona e farlo tradurre a Milano ; dovesse tosto decidersi mentre i due nuovi municipalisti attendevano la risoluzione (1). Difatti poco tardarono i due uffiziali francesi Lhermi-te e Boussion, accompagnati dai due municipalisti conte Pietro Pisenti e conte Alborghetti in divisa e nappa francese, a recarsi all’Ottolini facendogli l’intimazione. Dovette cedere e fu scortato da un ufficiale francese fino alla villa di Seriate, da dove si recò a Brescia. Esposta colà ogni cosa al proveditore straordinario Battagia, fu da lui consigliato di dirigersi a Venezia. Così la rivoluzione di Bergamo fu compiuta, e i nuovi municipalisti pubblicarono il seguente bando : Viva la libertà di Bergamo. « Il popolo sovrano è informato che la Municipalità provvisoria comincierà quest’oggi le sue funzioni, e le continuerà insino al momento che il detto popolo nomini da per sè gli amministratori eh’ egli onorerà colla sua scelta. Li 24 ventoso anno V repubblicano (14 marzo 1797). » (1) Arrivato 1’ Ottoimi a Venezia, fu sottoposto a processo, e nel suo costituto dichiarò che gli era stata intimata la partenza, che il voto di Bergamo era stato estorto, Consiglio dei X, 6 marzo 1797.