574 OPERE DI CIVILTÀ in un’incessante fatica quasi tutta l’attività delle classi meglio educate, impediva la formazione di gruppi intellettualisti. In più, la difesa nazionale, come sopprimeva lo studio di molti problemi politici e sociali, rimandati all’avvenire, sopprimeva anche molti problemi di cultura, procrastinandoli a tempi migliori. Unico, assillante problema: la scuola primaria e quella secondaria, curate con infinito amore. Furono annessi alla prima, nei tempi moderni, i « ricreatori », dove i bimbi ricevettero un’educazione nazionale meravigliosamente ispirata e che furono istituti modello, quasi senza eguali in Europa. Ma, se la situazione storica sminuì le possibilità di formare un grande centro di cultura, la medesima situazione rese possibile alla città — e la scuola aiutò potentemente — la formazione d’un carattere: e questo carattere, base d’una grande azione politica, prodigò le sue virtù a beneficio della civiltà nazionale, che fu difesa contro l’attacco della cultura straniera e degli stranieri incivili. L’aver mantenuto l’italianità, l’averla ampliata con continuo accrescimento di energie, anche intellettuali, l’averla sublimata nella passione politica, tutto ciò fu alta opera di civiltà, e forse non sarebbe stata possibile, se il lavoro intellettuale delle scuole, delle associazioni, della stampa e degli individui non avesse plasmato in forma superiore la coscienza civile della città. Ciò appare anche più presto vero, se si consideri che, quantunque parecchi uomini elevassero la loro persona sopra la folla, la storia triestina degli ultimi anni rimase opera di contrapposte collettività. In essa anche le esperienze storico-politiche, compiute a danno deH’internazionalismo e a favore della nazione, furono creazione di civiltà, sostanziazione di pensiero. La città, in quanto da un esiguo nucleo si formò così vasta, così operosa, così ricca di influenze, costituendo un nuovo centro di lavoro, quale non era mai stato in quel punto geografico, rappresentò per sè stessa una vittoria della civilizzazione. Essa però non poteva offrire i prodotti, che diedero alcune città pari a lei. Essa, così ampia e così ricca, era nuova per l’Italia: venuta su quasi dal nulla, non poteva crearé ciò che altrove veniva da grandi tradizioni. Vero è che, diventando il centro della Giulia, sommava in sè le tradizioni del Friuli e dellTstria, ma non erano gran cosa nel campo delle scienze e delle arti. Tuttavia la città seppe tenersi al livello generale delle sue eguali. Sua opera di civiltà, può dirsi veramente, fu anche l’organizzazione di commerci nel Levante.