LA PROPORZIONE TRA GLI ELEMENTI IN LOTTA lenza la nostra », disconoscevano quei principii sacrosanti, sui quali allora si doveva « compiere l’accentramento delle stirpi ». L’elemento italiano si era sentito libero, si era levato con giovane impeto e occupava con fervore sempre eguale lo stadio « lungo i decorsi dolorosi anni perduto ». Anche la Gazzetta di Trieste, commiserando la sorte dei Triestini, « schiavi in tutta l’estensione del termine, schiavi per l’arroganza altrui e per la loro debolezza », si scagliava con veemenza contro quel gruppo, « composto di stranieri », che voleva « conculcare la nazionalità italiana di Trieste » e faceva pesare l’oppressione sopra chi voleva essere italiano e liberale ». Invero questo gruppo era una minoranza, forte non per numero, ma soltanto perché fondato sulla potenza del governo. Allorché furono mandati alla rivoluzionaria Costituente di Vienna gli indirizzi di plauso, il solito gruppo di mercanti, sgomentato, si affrettò a mandare una lettera di fedeltà allo Stadion. Ma non trovò che sessantanove firme. E la Gazzetta di Trieste, chiudendo l’anno, domandava che valessero sessantanove nomi contro duemila firme della Società dei Triestini e contro il voto della Commissione municipale. Tra questo grande amore per la Patria, manifestato in tante guise, si erano infiltrate e dovevano infiltrarsi vene amare di accoramento, di angoscia. La situazione non era favorevole. Un’altra guerra sarebbe scoppiata tra il Piemonte e l’Austria? Gli Ungheresi avrebbero potuto tenere? E Venezia? E Roma? Le incognite si facevano troppo numerose e troppo gravi. Guglielmo Pepe, nel gennaio del 1849, scriveva a Carlo Alberto, ch’egli, benché repubblicano, sarebbe stato il primo a salutarlo Re d’Italia il giorno in cui avesse passato l’Isonzo. Ma la speranza degli altri patriotti era così ampia? Tutti sapevano ormai quale era il sentimento nazionale di Trieste. « È da qualche tempo che ci siamo convinti che anche Trieste sente italianamente... che fa voti caldissimi per il trionfo di Venezia » scriveva la Gazzetta di Venezia, il 16 gennaio del 184Q. Ma c’era una sola speranza di arrivare alla città adriatica con la libertà? La missione del deputato Radice a Francoforte era fallita. È vero che la Confederazione aveva votato un nuovo sistema di aggregazione per i territorii non tedeschi, che minacciava, di [fronte alla