PROCLAMI H SATIRE CONTRO L’iMPERATORE 447 Eugenio Venezian, Solderer e altri. Ma che cosa significavano quelle due grandi lettere rosse R e M che avevano sulla schiena? Roma o morte: gli organi della polizia invece interpretavano l’T? come repubblica e non decifravano il senso dell’M. Quegli stessi organi nel marzo diedero una disperata caccia agli ignoti soliti membri del solito inafferrabile comitato d’azione. Il 7 del mese operarono perquisizioni in casa di alcuni ex-garibaldini e trovarono scritti sovversivi, armi, giornali e buoni dell’Alleanza Universale di Mazzini. Mosettig, Andrea Matera e Luigi Vodnig furono arrestati: soltanto l’ultimo però fu processato e condannato, gli altri due furono lasciati subito. Il i<) doveva arrivare a Trieste l’imperatore. La vigilia di tanto avvenimento furono trovati per tutta la città dei proclami (fig. 74) che invitavano i cittadini a combattere gagliardamente il « despota che vorrebbe conculcata la nostra nazionalità, distrutto il nostro diritto » e che incominciavano con queste parole: « L’Imperatore d’Austria sarà domani a Trieste. « Accoglietelo con quel dignitoso disprezzo che si addice a popolo oltraggiato, ed astenetevi dagli osceni saturnali che cortigiani compri e stolti si dispongono celebrare. « Rivolgete lo sguardo ad orizzonte più puro, e ricordate la nostra Italia che desiosa ci protende le braccia... ». Nei giorni che l’imperatore fu a Trieste si rinvennero nelle cassette postali e nelle strade proclamini inneggianti al Re d’Italia e a Garibaldi, nonché dei biglietti recanti la scritta: Per dir el vero questa città lo ga col vien e anca col va. Nel giugno la polizia fu di nuovo alla caccia degli autori d’un manifesto affisso e diffuso in città per ricordare lo Statuto. Il 13 luglio confiscò un manifesto che ricordava il Parisi e che si trovò affisso per le strade. Non potè impedire « una gran passeggiata silenziosa per il Corso e principali vie », che fu fatta per commemorare l’anniversario sanguinoso. Però procedette con violenza contro alcuni gruppi, che vollero iscenare una dimostrazione più clamorosa, cioè quel corteo, che la Luogotenenza aveva vietato. Pochi giorni dopo alcuni Sloveni, trovati coi loro colori nazionali sul cappello, furono percossi, malmenati e salvati