LA PRIMA FIERA - PROGETTI PER L’AVVENIRE sarebbe tenuta nella prima settimana d’agosto, incominciando dal 1730. Nuove speranze, nuovi sogni e nuove, più amare delusioni. I preparativi furono fatti all’ultima ora e male. La fiera fu un insuccesso: fu, come scrisse allora qualcuno, piuttosto mercato di mereiai che fiera. I mercanti italiani e i levantini non lasciarono la fiera di Sinigaglia, e, quando questa fu finita, pochi si volsero a Trieste. Vennero alcuni mercanti lombardi e emiliani con tessuti, « la maggior parte però residui di botteghe o magazzeni che non havevano potuto esitare altrove ». Vennero pochi Tedeschi, i quali ebbero tanto a soffrire per la malaria diffusa dalle saline impaludate fuori Riborgo, che dichiararono di non mai più venire in quella stagione a Trieste. Solennità varie e feste rumorose avevano aperto la fiera: la chiusero la malinconia e il ridicolo. Non si perdettero d’animo i suoi organizzatori. In quell’anno 1730 il problema del commercio marittimo degli Stati ereditari e, in connessione, quello dei porti franchi, appassionò veramente gli ambienti della Corte. Sono ancora conservati numerosissimi studi e progetti compilati allora. Si ricordava tra altro l’esempio di Livorno, che il governo toscano aveva trasformato rapidamente « da ricovero angusto di pescatori in città », e non si capiva perché non potesse avvenire l’eguale a Trieste per opera del governo austriaco. Una memoria presentata alla Camera aulica voleva che Trieste e Fiume fossero lo scalo generale per tutti i prodotti esportandi o importandi dagli Stati ereditari e molto insisteva, perché si trovasse il modo di portare a Trieste la Boemia, la Slesia e la Moravia, quasi unici centri industriali dello Stato d’allora. Fu mandata una commissione a Trieste « per l'introduzione del commercio marittimo ». A questo fine si abolì ogni dazio d’esportazione per le merci via Trieste e si dimezzarono quelli d’importazione. L’aspettativa della fiera, accompagnata da tante illusioni, faceva fiorire molte idee di linea assai vasta. Certo Lorenzo Botturini presentava al governatore di Milano un « umile ricordo », trattando l’avviamento di nuovi commerci per la linea del Po fra Trieste e la Lombardia. Tale Stefano Grenna, che aveva dedicato a Carlo VI il piano di un « Sodo sistemma per istituire conservare ed ampliare il novo generale commercio austriaco nelli Litorali di Trieste e Fiume », componeva un altro piano « per aprir — da Trieste — un florido commercio con la Moscovia». Più serio era un agente di commercio di Trieste, Domenico Gauna, il quale rimaneva ottimista, malgrado