CARESTIA, PESTE E DISASTRI ELEMENTARI 35 sempre a terra: si era ridetto al Brunswick, alla line di dicembre, die " quattordici cavalieri stradiotti e venti o trenta villani di Mocc.ò tenevano assediata la città di Trieste », paralitica e affamata. L’Imperatore aveva mandato duecento pedoni boemi: pochi però arrivarono o rimasero in città, perché continuarono a fioccare le proteste contro i mancanti soccorsi. Si rivenne anche al conflitto economico. Gli ultimi di gennaio 1511 capitò un grave monito imperiale: accusava i Triestini di perseverare nei commerci col nemico, proibiva qualunque transito di merci dai paesi veneziani a quelli imperiali nonché il traffico con la Puglia e ingiungeva ai Triestini l’assoluto rispetto dei suoi ordini. Il Consiglio maggiore rifiutò di rispondere allTmperatore: doveva rispondergli il capitano imperiale, ma doveva ricordare che i Triestini avevano bisogno di far commercio per vivere. Si direbbe, invece, la gente dell’impero avesse augurato la loro morte. Il 12 febbraio si scriveva: « za quattro 0 cinque zorni non se ha trovato pan in piaza ». Nello stesso mese il Consiglio si voltò contro la comunità di Lubiana, accusandola di aver escogitato (eseguendo il suo costume, si diceva ironicamente) una nuova legge contro i cittadini e i mercanti di Trieste, ai quali rendeva impossibile la spedizione di merci da quella città: chiedeva il Consiglio immediata abolizione delle inno- ( vazioni, altrimenti avrebbe decretato rappresaglie. Nel marzo nuova strozzatura economica: le autorità imperiali rinnovavano * il divieto del commercio del vino. Ma la città si rifiutava egualmente di obbedire. Del resto, il commercio per mare era divenuto impossibile. Gli imperiali avevano armato di nuovo i due brigantini e li avevano rimandati in corso nel Golfo: ciò significava, per i Triestini, essere messi al bando dall’Adriatico, tanto più che i brigantini, con alcune scaramucce, avevano infastidito le navi veneziane. Gli Istriani, d’accordo con la Repubblica e guidati da certo Muscatello, avevano tentato d’impadronirsi di loro, ma, benché entrassero nel porto, non poterono pigliarli. Questo accadeva nel marzo, che fu un mese tragico davvero. Poiché, oltre ai decreti contro il commercio, oltre alle scaramuccie dei brigantini, oltre alla mancanza di viveri, s’ebbe nei primi giorni la ripresa della peste, che fu micidiale. E il 26 del mese uno spaventoso terremoto, accompagnato da maremoto. Le mura, ancora sconquassate