558 LA RIVINCITA DEI LIBERALI NEL I909 Trieste, ma in tutto il Regno. Le elezioni erano indette per il giugno 1909: ciò impegnava anche più i patriotti, perché in quel periodo si sarebbe celebrato in tutta Italia il cinquantesimo anniversario del 1859. H sa~ luto entusiastico, con cui era stata accolta alla festa franco-italiana dell'Arena di Milano, il 6 giugno, la corona mandata da Trieste, sembrava un mònito. Le i. r. autorità inasprirono l’ambiente, vietando la rappresentazione della Nave di Gabriele D’Annunzio, annunciata al Politeama Rossetti, ma non poterono impedire la grande manifestazione patriottica, che fu fatta nello stesso teatro, quando un attore lesse l’ode a Verdi dello stesso poeta. Iniziate sotto lieti auspici, le elezioni, che si presentarono alla coscienza pubblica come una suprema difesa del Comune italiano contro l’impero austriaco, ebbero esito splendido per il partito nazionale, il quale, ottenuti cinque mandati più dei due terzi necessari, rimase padrone del municipio. I socialisti ebbero soli dieci posti, ma sei di questi, in ballottaggio, nel quartiere più popolare, unicamente perché i voti degli Slavi, per pubblica deliberazione dei loro capi, si riversarono tutti sui candidati socialisti. Conseguenti nella loro politica, i socialisti avevano presentato in un quartiere di città, a cui era stata aggiunta una fetta di campagna, due candidati di nazionalità slava, di cui uno era ex-gendarme austriaco. In questo quartiere nemmeno i voti combinati slavi e socialisti poterono sopraffare la compatta difesa degli irredentisti. Per rendere più diffìcile la loro opera erano stati presentati candidati tedeschi e altri di quel solito gruppetto dei gialloneri, che era guidato da un traditore. Anche i mazziniani avevano portato candidati propri, riuscendo solo a indebolire la compagine patriottica. Tutto ciò non impedì la grande vittoria, che fu salutata con scoppi maravigliosi d’entusiasmo, ed ebbe importanza non solo per conservare il carattere irredentistico al Comune, ma altresì per rafforzare l’italianità di tutta la Giulia, che aveva il suo cuore e il suo cervello a Trieste. Podestà fu Alfonso Valerio, avendo il predecessore — il cui periodo, specie per merito di Venezian, fu veramente ammirabile nel campo amministrativo — raccolto molte ostilità, causa una troppo rigida interpretazione dei suoi doveri proto-collari di fronte ai rappresentanti dell’Austria. In un’alta sintesi della vittoria, nel comizio popolare tenuto a elezioni finite, disse Riccardo Pitteri: