112 DANIELE DE FRANCOL - CONSEGUENZE DELLA GUERRA aveva potuto prendere Gradisca e nemmeno Gorizia. Quando l’esercito austriaco, perduti i migliori comandanti e stremato di mezzi, era prossimo a una crisi dissolvente, una pace prematura, composta per pressione della Francia e della Spagna e ratificata nel 1618 a Madrid, pose fine alla guerra. Quel gruppo di Triestini, che abbiamo più su nominato, prese parte con grande ardore alle operazioni militari. Il Petàz comandava un reparto misto di Triestini e di Uscocchi e fece non pochi danni alle truppe veneziane. Il Vivo portò bande uscocche nell’esercito imperiale. Sugli spalti e nelle trincee di Gradisca combatterono Giulio de Fin, molto valoroso, e Daniele de Francol. Questi morì con le armi in mano durante un’uscita vanamente tentata dagli assediati. Disse di lui uno scrittore austriaco, che era « coraggioso soldato, ma capitano focoso e più [avido d’imprese che prudente nell’eseguirle »; uno scrittore suo avversario, il Palladio, riconobbe che era stato « ufficiale chiaro per il suo servizio militare e inclito in quei tempi per lo splendore delle cose [compiute ». Suo fratello Geremia era morto alcuni anni prima, combattendo contro i Turchi. Il Petàz e gli altri, che capeggiarono la parte favorevole alla Corte e alla guerra, portarono infinito danno alla città. I suoi commerci, anche i pochi che con tanta fatica aveva mantenuti, furono del tutto paralizzati. Miseria, carestia, svilimento deWa moneta e spopolamento furono i soli frutti. Non fu colpita dalle armi venete, se non con qualche proiettile. Un tentativo di guastare le saline di Zaule, fatto dai Veneziani nel luglio del 1616, non riuscì, perché i reparti sbarcati furono sconfitti. Ma poi Giovanni Antonio Belegno,.con le sue navi e coi suoi Albanesi, devastò parecchie località della costa, le campagne e le stesse saline di Zaule. Anche San Servolo fu bruciato. Due Triestini servirono allora di guida ai Veneziani e furono premiati. Troppo impegnata nelle operazioni dell’lsonzo, la Repubblica non potè occupare Trieste. Si presentò una volta (ottobre 1616) al Senato veneziano certo Jacob Levi « un ebreo fuggito da Trieste », assicurando che si poteva occupare Trieste, o prendendo di sorpresa San Vito (che i Triestini nel 1616 avevano incominciato a fortificare) e di là entrando